lunedì 1 settembre 2008

Presentazione alla Biblioteca comunale di Frosinone

Il 18 aprile l'autore ha presentato il libro presso la Sala Convegni della Biblioteca comunale di Frosinone nell'ambito degli incontri promossi dalla società "Dante Alighieri". L'opera é stata illustrata da una approfondita introduzione della Prof.ssa Daniela Marro e da un lungo intervento del Prof.M. Carlino, docente universitario ed esperto di letteratura del novecento .
La competenza e la passione dei relatori hanno contribuito a catturare l'attenzione del numeroso pubblico presente e a suscitare l'interesse e la curiosità verso un' opera così insolita. .

lunedì 10 marzo 2008

Presentazione a Roma

Sabato 5 aprile, ore 18.00, Libreria-Caffetteria "Tra le righe", Roma.
Raffaele Turturro presenta "Una stagione INattesa" ai suoi lettori romani.
L'incontro per la casa editrice è moderato da Rosanna Orri. Insieme all'autore interverrà Daniela Marro che ha curato la prefazione al volume.

La libreria-caffetteria "Tra le righe", giovane e appassionato luogo di incontro di musica e libri, è ubicata a due passi dall'università Luiss, in via Gorizia 29. Sul sito della libreria sono disponibili dettagli e informazioni su come raggiungerla e numerose foto. (www.libreriatralerighe.it).


giovedì 14 febbraio 2008

Intervista sul sito puralanadivetro.com

Abbiamo contattato l’autore di “Una stagione INAttesa” edito da Gingko EdizioniRaffaele Turturro: ho cercato di stimolare il lettore a interrogarsi e a cercare la propria strada (13/02/2008)
Forse esiste un momento nella vita di tutti in cui ci si riesce a sedere e pensare al senso delle cose. Esattamente un momento di elevazione dall’ordine delle cose in cui possiamo vedere in maniera distinta il grande meccanismo sociale in cui tutti noi siamo schiacciati e trascinati.Raffaele Turturro, ha avuto forse due fortune in tutto questo, la prima, quella di essere baciato da questo momento in cui tutto quadra e, la seconda, è riuscito a pubblicare le proprie considerazioni in un libro che si chiama “Una stagione INAttesa” uscito qualche mese fa per la Gingko Edizioni. Quest’ultima casa editrice si sta fortemente imponendo nello scenario della piccola editoria come documentazione del presente con libri molto incentrati sui grandi temi sociali.Certamente un libro di questo genere è materia complicata nella sua lettura, ogni sua pagina è forse un insegnamento che potrebbe essere preso nella maniera sbagliata, ma l’impressione che abbiamo avuto è stata: ma quando ci soffermiamo un momento a capire l’ordine delle cose?Abbiamo letto il libro ed abbiamo voluto contattare l’autore per saperne di più, concedendoci alcune risposte lapidarie ma che completano l’impressione ci siamo fatti durante la lettura. Ed abbiamo scoperto che lo scenario non è certo confortante, non c’è speranza in noi, ma nemmeno sofferenza, e non siamo noi ad essere schiacciati dal meccanismo, piuttosto ci pigiamo gli uni con gli altri per esserne inseriti, parole sue.
Come nasce questo libro? È stata una reazione nervosa a qualcosa che ha scatenato la bestia o è stato il frutto di una lunga elaborazione personale?
E il frutto di una stagione di quiete nella quale ho metabolizzato le esperienze vissute e da questo processo sono scaturite spontaneamente le storie e riflessioni.
Ancora dalla prima pagina si avverte in questa storia un distacco netto dalla realtà, cercando di mettersi in un altro luogo e descriverla come un enorme marchingegno che gira. Cosa ha scatenato questa analisi? La sofferenza di una diversità, anche solo di approccio, o qualcosa di più complesso?
La sofferenza di una diversità normalmente contempla la mancata accettazione da parte degli altri e l’angoscia per una situazione di disagio. Nel mio caso c’è solo la consapevolezza dell’illusione di molti di far parte di un gruppo, una comunità, di sentirsi uguali e in grado di giudicare chi è diverso da loro, mentre questo atteggiamento è solo frutto di una mancanza di coraggio che non permette di comprendere che nessuno è diverso perché nessuno è uguale.
È sofferenza quella che leggiamo tra le pagine del tuo libro poi?
Non c’è sofferenza, ma neanche speranza. Rendersi conto dell’assenza di speranza non implica necessariamente sofferenza o disperazione. Nella frase che ho citato nel libro l’amico Max Broad chiede a Kafka: ”Al di là del mondo che conosciamo, c’é ancora speranza ?” E Kafka risponde: “Oh, tanta speranza, infinita speranza, ma non per noi.” Io immagino che questa risposta metta in angoscia l’amico, mentre lasci tranquillo Kafka.
Bellissima la frase: "[...] l'uomo si abitua a tutto [...]" in cui per le restanti pagine del libro abbiamo una chiara serie di visioni su che cosa ci siamo trasformati. Parafrasando, in che cosa ci diamo trasformati oggi noi tutti?
Probabilmente in individui che cercano di inserirsi in un ingranaggio, di avere una scusa per non pensare e non interrogarsi su quello che desiderano veramente.
Riprendendo la risposta alla domanda precedente mi viene alla mente la conclusione alla storia dal titolo "La spiaggia" in cui l'autore dichiara di essere il fratello dell'imputato come prova inoppugnabile, anche se non è vero, mi è balzata all'occhi una certa comunicazione/informazione di oggi in cui vengono presentate come vere delle falsità oggettive, come se contasse solo chi parla indipendentemente da quello che dice. Come se soggettivo e oggettivo fossero sullo stesso piano. Che ne pensi? Siamo ridotti così male?
Per me il protagonista è realmente fratello dell’imputato, ma quella dell’autore non è l’unica e assoluta verità di una storia, penso che sbagli chi critica le interpretazioni dicendo :”l’autore non voleva dire questo..
Mi viene alla mente ancora il racconto sull'ambulante e lo sconto, in cui il cliente demolisce tutto il suo modello sociale. Cerchi di demolire il sistema con le tue storie per denunciarne le mancanze? O vuoi solo puntare il dito sulle tante ipocrisie di un mondo moderno dove diamo troppo per assodato il tutto, come un invito a prendere con le pinze tutto quello che ci viene propinato? Penso che spesso si corre e si fanno sacrifici perdendo di vista la meta del proprio agire, forse proprio per evitare di sceglierne una.
Riprendendo il racconto de "L'usciere ed il capo ufficio" - ben lungi da noi svelare la storia! - mi viene da chiederti, ti senti più usciere o capoufficio? Metà e metà? Oppure un tizio che passava per la strada e ha visto il battibecco di quella domenica?
In realtà tutti possiamo essere alternativamente uscieri o capoufficio agli occhi degli altri, l’importante è che noi stessi non ci sentiamo né uscieri né capoufficio, ma solamente individui che aspirano ad essere orgogliosi del proprio volere.
Quindi, riprendendo anche le domande precedenti, in che cosa ci siamo trasformati?
Come ho già detto probabilmente in individui che cercano di inserirsi in un ingranaggio, di avere una scusa per non pensare e non interrogarsi su quello che desiderano veramente.
Il tuo libro spazia molto dalla politica alla religione con raccontini e pensieri lapidari. Hai scritto questo libro per chiarirci le idee o per chiarirtele?
Non mi sono messo in cattedra per indicare la via da seguire, ma ho cercato di stimolare il lettore a interrogarsi e a cercare la propria strada.
Tu credi di essere fuori da questo meccanismo che ci ha cambiati?
Non c’è possibilità di uscire del tutto dagli ingranaggi, possiamo però evitare di introdurci sempre più nel meccanismo.
Quale messaggio vorresti dare con il tuo lavoro letterario? La voglia di fare chiarezza?
La voglia di scoprire ciò che vogliamo realmente.
Guardando al futuro, ci sono altri lavori in cantiere? Ci vuoi fare qualche anticipazione?
Spero di avere il tempo per fissare le storie e le riflessioni che mi attraversano la mente, almeno per ricordarle a me stesso. Non sembri felice? Lo sei? Lo sarai?
Sono molto felice. Penso che una situazione di serenità, una posizione privilegiata possa aiutare ad interrogarsi su argomenti generali come la libertà, la fede, la vita.
Alla fine, che di che cosa siamo INattesa?
Non lo sappiamo, ma è meglio darsi da fare per non farci cogliere impreparati.

venerdì 11 gennaio 2008

Presentazione del libro presso il caffé letterario Satyricon

Il 3 gennaio, presso il caffè letterario Satyricon, è stato presentato il libro. Ho riportato qui di seguito quattro video realizzati durante la presentazione nei quali si può seguire un brano letto da Luisanna Trigiani e la prima parte della presentazione della Prof.ssa Daniela Marro.

Prima parte


Seconda parte


Terza parte

Quarta parte

Una stagione INattesa

Il mio primo libro.

Dalla Introduzione della dottoressa Daniela Marro:

"[...] Ma anche per altri motivi dovremmo essere grati a Una stagione INattesa. In un lavoro che trova il suo pregio nella sottrazione, nella sorvegliata eliminazione del superfluo, è da sottolineare come ci siano risparmiati i ricordi, e soprattutto l’affresco generazionale, vera e propria ossessione dei nostri tempi, ricetta infallibile per successi editoriali studiati a tavolino, il più delle volte solo tentativo maldestro di rievocare un’epoca, data la superficialità (e la comoda autocensura) con cui molti si abbandonano alla memoria del nostro passato prossimo. Sullo sfondo dell’opera, certo, ci sono gli Anni Ottanta, c’è la provincia, riconoscibilissima nei suoi tratti più consueti, c’è un’adolescenza ancora non sedotta dalla globalizzazione e non abbandonata alla tecnologia, ma niente di più: le risposte che lo scrittore cerca riguardano tutti, in ogni tempo, in ogni luogo. Ed è da sottolineare, per concludere, come ci siano risparmiate anche quelle assurde, catodiche risate forzate che oggi rivelano l’effetto anestetizzante di una comicità che sempre più spesso si coniuga con i tratti più sgangherati di certa satira. Questo libro evita intelligentemente la facile parodia, evita il sarcasmo, evita la tentazione della lettura collettiva scoraggiando ogni possibile identificazione del “gruppo”, evita la banalità, evita l’ingresso a buon mercato nella giostra mediatica. [...]"